Il secondo giorno dell’Assemblea plenaria, il 9 ottobre 2025, si è aperto con la Santa Messa e la preghiera delle lodi, presieduta da S. Em. Card. Jean-Claude HOLLERICH, Vicepresidente del CCEE. Successivamente, i partecipanti hanno ascoltato la seconda relazione principale dell’Assemblea tenuta dal Prof. András MÁTÉ-TÓTH, Professore di studi religiosi presso l’Università di Szeged in Ungheria, intitolata“Come essere discepoli missionari in un’Europa secolarizzata. Considerazioni socio-teologiche: pellegrini di speranza”.
Nel suo discorso, il Prof. MÁTÉ-TÓTH ha collocato le attuali difficoltà dell’Europa nel contesto della lunga storia della sua divisione tra Est e Ovest, segnata dalla caduta dell’Impero Romano, dal Grande Scisma e dalla Guerra Fredda, che hanno lasciato profondi segni nelle identità. Mentre l’Europa orientale porta ancora le ferite della dittatura, alimentando il desiderio di leader forti e di una società civile debole, l’Europa occidentale spesso guarda all’Est attraverso stereotipi di arretratezza.
Tuttavia, il confine netto sta perdendo rilevanza, poiché crisi condivise come la migrazione, la pandemia e la guerra della Russia contro l’Ucraina rivelano che le sfide fondamentali dell’Europa sono continentali piuttosto che regionali. Ha sottolineato come la vulnerabilità storica dell’Europa centrale e orientale alimenti il nazionalismo, la paura delle minacce esterne e la resistenza alle critiche, modelli ora sempre più visibili in tutto il continente. I dibattiti etici sul corpo (aborto, matrimonio, sessualità) e le politiche identitarie riflettono ancora le differenze tra Est e Ovest, ma le divisioni interne alle società sono ora più decisive dei confini geopolitici.
Pertanto, il Prof. MÁTÉ-TÓTH ha sottolineato che la Chiesa cattolica deve agire come portatrice di speranza. Attingendo agli insegnamenti di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco e Leone XIV, ha sottolineato la necessità di una fede più profonda, dell’autocritica, dell’alfabetizzazione teologica e sociale e dell’indipendenza dagli interessi politici. La missione della Chiesa, ha concluso, non è quella di aggrapparsi ai numeri o all’influenza, ma di incarnare la misericordia, il perdono e la fiducia. L’Europa non dovrebbe più essere vista attraverso la lente dell’Est contro l’Ovest, ma come un continente ferito che ha bisogno di guarigione, “un pellegrinaggio di speranza” in cui la Chiesa può fungere da ponte per l’unità e il rinnovamento.
Dopo le sessioni dei gruppi di lavoro e il dibattito plenario, la giornata si è conclusa con una visita al Monastero di Batalha e al Santuario di Nazaré, dove i presidenti delle Conferenze Episcopali d’Europa hanno celebrato insieme i Vespri.