Europa

Grušas: in Ucraina serve un appello cristiano che superi le narrative di guerra

In un incontro con il Patriarca Bartolomeo, il presidente del CCEE rilancia la sfida dell’ecumenismo

In un articolato intervento a Vilnius, durante l’incontro organizzato dal gruppo di lavoro del Partito Popolare Europeo sul dialogo interreligioso e alla presenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, l’arcivescovo Gintaras Grušas, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha rilanciato la necessità di un impegno ecumenico per superare le divisioni e operare per la riconciliazione del continente, e ha sottolineato che questo impegno può essere decisivo anche per risolvere la guerra in Ucraina.

“Se i cristiani fossero uniti – ha detto l’arcivescovo di Vilnius – non ci potrebbero essere proclami di guerra giusta, ma ci sarebbe solo la giustizia della pace. Se i cristiani fossero uniti, l’Europa stessa sarebbe più coesa, radicata in quei valori cristiani che il mondo vuole negare, ma che sono ben presenti e vivi in ogni nazione europea”.

L’intervento del Presidente CCEE era, insieme a quello del Patriarca Bartolomeo, uno dei due interventi speciali che davano il via al dibattito organizzato a Vilnius in occasione della visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli il 22 marzo. L’evento era ospitato dal Governo lituano.

Nel suo discorso, l’arcivescovo Grušas ha sottolineato come l’aggressione su larga scala della Russia all’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, ha posto i cristiani del continente di fronte ad una situazione del tutto nuova. Questi sono consapevoli da una parte che “la pace non è solo assenza di guerra”, ma richiede anche comunione vissuta con i vicini che si ottiene “unicamente attraverso il perdono e la riconciliazione”, dall’altra che “le atrocità di cui siamo testimoni” (dai bambini separati dalle loro famiglie ai bambini orfani e ai bambini vittime del conflitto su tutti) “ci mettono a dura prova”.

Il Presidente del CCEE ha notato che ci si trova di fronte ad “nuovo tipo di guerra”, una guerra ibrida, che è fatta di tanti fattori, ma che “non è, né potrà mai essere, una guerra religiosa”. Per questo, l’arcivescovo si è detto preoccupato delle omelie bellicose del Patriarca di Mosca Kirill, ha notato che comunque la stessa posizione del patriarca contrasta con quella delle Chiese sorelle creando un ulteriore problema per l’ecumenismo, ha rimarcato come lo stesso Papa Francesco, sin dall’inizio del conflitto, ha sottolineato che “Dio è solo il Dio della pace, non è il Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome”.

In particolare, Grušas ha ricordato come il documento “Per la vita del mondo. Verso un ethos sociale della Chiesa Ortodossa”, primo compendio della dottrina sociale nato nel mondo ortodosso, riconosce la necessità per individui, società e Stati di difendersi senza arrivare a definire una dottrina sistematica di guerra giusta.
La dottrina sociale cattolica, invece, arriva anche a definire fino a che punto la difesa è lecita, cosa che porta a lanciare l’idea di una “dottrina sociale che integri l’approccio ortodosso e l’approccio cattolico”.
Allo stesso tempo, ha messo in luce che c’è stato, come risposta al conflitto, un “ecumenismo della carità” che è andato oltre le divisioni, segno che “oggi più che mai, l’unità dei cristiani è un obiettivo fondamentale per poter garantire una vera unità degli europei”.

L’arcivescovo Grušas ha dunque sottolineato che qualunque riflessione deve partire dalla comune fede in Gesù Cristo, perché “in Gesù, che è via, verità e vita, le differenze si ricompongono. È nella diffusione della sua parola che ritroviamo la forza di riconciliarci anche con i nostri nemici, e di costruire, tra mille difficoltà, un mondo più giusto”. E ha concluso: “in Gesù comprendiamo la dignità profonda dell’essere umano, e con Gesù nessuna guerra potrà mai essere la soluzione – ciò di cui abbiamo bisogno è la conversione dei cuori e la riconciliazione”.

Da parte sua, il Patriarca Bartolomeo ha ricordato che “la Bibbia insegna che l’amore e la coesistenza pacifica tra i popoli sono la chiave per la gioia e la vita divina” e che “la stessa Bibbia ci ricorda che il nostro amore per gli altri è una riflessione del nostro amore per Dio, e che non possiamo conoscerLo senza prima dimostrare amore e compassione nei confronti di altri esseri umani”.
Il Primo Ministro Lituano Ingrida Šimonytė ha messo in luce come “la guerra in Ucraina ha anche portato alla luce l’incredibile capacità di compassione e amore che esiste negli esseri umani”.
L’incontro è stato organizzato dal Vicepresidente del Gruppo del Partito Popolare Europeo Rasa Juknevičienė, dal Governo lituano e dal gruppo di lavoro sul Dialogo Interculturale e Interreligioso del Partito Popolare Europeo.

In allegato il testo dell’intervento.