Sinodo

Grušas: l’uomo sia aperto alla pace che viene da Dio

L’omelia della Messa celebrata all’altare della Cattedra in San Pietro

È un appello all’uomo che sia aperto alla pace che viene da Dio, quello lanciato dall’arcivescovo Gintaras Grušas nell’omelia della Messa celebrata in apertura della giornata del Sinodo dei vescovi. Lo sguardo è, ovviamente, anche alla situazione in Terrasanta, che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa segue da vicino, ma viene da una visione più globale, che riguarda tutti i conflitti e l’impegno per la pace cui sono chiamati tutti i battezzati.
Una pace che – ha detto il presidente del CCEE – non è la pace che dà il mondo, ma “lo shalom, la pace che viene dalla vita interiore di Dio. Ogni battezzato, avendo ricevuto la grazia salvifica di Dio, deve essere un canale attivo di questa pace”.

L’arcivescovo Grušas centra la sua omelia su San Luca, di cui si celebra oggi la festa. Un santo – spiega – “la cui vita e la sua opera ci mostrano la mentalità sinodale”. Perché Luca è fedele e “anche noi siamo chiamati a rimanere fedeli nell’impegno di camminare insieme nella vita della Chiesa e nelle difficoltà del cammino”; perché Luca “sottolinea spesso il ruolo importante delle donne della vita della Chiesa”, è un evangelista, si potrebbe dire, “mariano”; e perché Luca “è anche colui che meglio di tutti descrive i tratti del cuore di Gesù, che ci rivela l’immensità della misericordia divina”; e infine perché Luca, sia nel suo Vangelo che negli Atti degli Apostoli, “mostra chiaramente che lo Spirito Santo è il protagonista della vita e della crescita della Chiesa, così come deve esserlo nel guidare il nostro processo sinodale”.
Insomma, argomenta il presidente del CCEE, “se Luca stesse documentando il sinodo, grazie a Dio, troverebbe molti dei temi da lui privilegiati in prima linea nelle nostre deliberazioni di questi giorni”.

Il Vangelo del giorno è quello in cui Gesù invia i 72 discepoli ad anticiparne la venuta, chiede loro di “pregare per avere più operai per la Messe”, perché tutti i battezzati sono uguali e chiamati, e li istruisce a salutare entrando in ogni casa con l’interlocuzione “Pace a questa famiglia”.
“Questi operai – afferma l’arcivescovo Grušas – sono portatori della pace di Dio, in un mondo che ha molto bisogno di pace. Non la pace che dà il mondo, ma lo shalom, la pace che viene dalla vita interiore di Dio. Ogni battezzato, avendo ricevuto la grazia salvifica di Dio, deve essere un canale attivo di questa pace”.

Gesù aggiunge che se nella casa “vi abita una persona pacifica, la vostra pace riposerà su di lui, ma, se non vi abita, essa ritornerà su di voi”. Commenta il presidente del CCEE: “Il termine in greco è letteralmente ‘figlio della pace’: una persona aperta e che vive nella pace di Dio. La sua pace, come la sua misericordia, è offerta a tutti, ma Gesù sa che non tutti sono disposti a riceverla”.
In sintesi, lo shalom, ovvero la pace interiore, è “il segno della ricezione e dell’accoglienza della misericordia di Dio”, e “la Chiesa è aperta a tutti, ma come la pace di Dio è data alle condizioni di Dio, non a quelle dell’uomo”.

Conclude l’arcivescovo Grušas: “mentre continuiamo a parlare di quali processi, strutture e istituzioni sono necessari in una Chiesa sinodale missionaria, dobbiamo assicurarci che questi aiutino effettivamente la missione di portare la Buona Novella a coloro che hanno bisogno di salvezza. La sinodalità (comprese le sue strutture e le sue riunioni) deve essere al servizio della missione di evangelizzazione della Chiesa e non diventare fine a sé stessa”.

L’appello a tutti i battezzati ad essere canali di pace viene mentre si aggrava la situazione umanitaria a Gaza. Il CCEE, che ha visitato più volte la striscia nell’ambito dei pellegrinaggi dell’Holy Land Coordination, condanna fermamente gli attacchi terroristici che hanno provocato l’escalation. Allo stesso tempo, il CCEE non può non essere preoccupato dalla situazione umanitaria, e si unisce all’appello dei Patriarchi di Terrasanta perché si riduca l’escalation della guerra e si attivino corridoi umanitari per permettere alla popolazione di Gaza di allontanarsi dalle zone del conflitto e scongiurare il dramma umanitario.

Foto: vaticannews.va