Affari Giuridici

IV incontro dei Consulenti Giuridici delle Conferenze Episcopali d’Europa

Riforma del processo matrimoniale canonico, obiezione di coscienza e ‘hate speech’

È giunto alla quarta edizione l’incontro dei Consulenti giuridici delle Conferenze Episcopali d’Europa che si svolge ogni due anni per dare l’opportunità di confrontarsi riguardo alle questioni e alle sfide che la Chiesa affronta oggi in Europa e condividere il lavoro di ogni singola Conferenza Episcopale. 32 i consulenti ed esperti in ambito giuridico che si sono dati appuntamento a Bratislava, dal 3 al 5 dicembre scorso, per riflettere su obiezione di coscienza ed hate speech e, soprattutto, fare il punto sulla riforma del processo matrimoniale canonico e sulla ristrutturazione dei tribunali ecclesiatici alla luce della nuova normativa.

La riforma del processo matrimoniale canonico e gli aspetti pratici della sua applicazione, sono stati trattati dal Prof. Miguel Ángel Ortíz, della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, che ha analizzato i motu proprio di Papa Francesco con i quali sono state introdotte delle modifiche al processo matrimoniale canonico, insistendo sul fatto che non si tratta soltanto di una modifica della struttura processuale ma soprattutto di un cambiamento di atteggiamento nel rapporto tra le parti coinvolte nel processo. A questo proposito, ha spiegato la portata dei cambiamenti avvalendosi di quattro concetti: “semplicità”, “prossimità”, “celerità” ed “economicità”. Una considerazione molto puntuale è stata dedicata al carattere dichiarativo delle sentenze di nullità matrimoniale e al rapporto tra misericordia e diritto. I criteri della riforma – ha detto – sono stati elaborati nel pieno rispetto dei principi processuali essenziali, riproponendo il concetto di “ecologia processuale”, coniato dal Prof. Joaquín Llobell, secondo il quale non può esistere un processo a libera applicazione, dovendosi rispettare sempre gli elementi costitutivi del rapporto processuale canonico. La riforma processuale, quindi, contiene un forte invito alla prudenza, la quale, come ricorda San Tommaso d’Aquino, è una virtù acquisita, che traduce l’universale nel particolare, diventando così la misura della giustizia applicata a un caso concreto.

Nel pomeriggio, i consulenti legali delle singole Conferenze Episcopali hanno presentato i loro rapporti in merito alle modalità con le quali è stata accolta la riforma processuale nell’ambito dei propri tribunali ecclesiastici e all’incidenza che essa può avere nel disegno della pastorale matrimoniale integrale nelle diverse diocesi. Tra i molteplici aspetti considerati, è stata evidenziata la necessità di migliorare la formazione e l’aggiornamento continuo degli operatori dei tribunali ecclesiastici per garantire un servizio più adeguato nell’amministrazione della giustizia nella Chiesa cattolica.

Di attualità e prospettive dell’obiezione di coscienza ha parlato il Prof. Venerando Marano, della Università di Roma Tor Vergata, che ha analizzato il fenomeno della moltiplicazione delle situazioni di obiezione di coscienza nell’attuale contesto multiculturale, multietnico e multireligioso e indivduato tre linee di tendenza: “in materia di obiezione di coscienza, l’analisi dell’evoluzione normativa e giurisprudenziale intervenuta negli ultimi decenni dimostra la rinnovata attualità del tema e consente di indicare alcune prospettive di ricerca. La prima riguarda la progressiva affermazione di un diritto all’obiezione di coscienza che ha rango costituzionale e portata generale; nell’ambito di tale diritto trovano collocazione e limite le singole espressioni di obiezione. La seconda riguarda la crescente difficoltà, rispetto al moltiplicarsi delle fattispecie di obiezione, di trovare un soddisfacente bilanciamento tra le ragioni di unità dell’ordinamento e le istanze pluralistiche sottese alle obiezioni riconosciute o rivendicate. Superare queste difficoltà, riuscendo a far coesistere in un ragionevole equilibrio valori, coscienze e visioni del mondo differenti fra loro, e a volte contrastanti, rappresenta la sfida che attende il legislatore e gli interpreti”.

Interessante l’analisi fatta dal dott. Paul Coleman, Direttore esecutivo dell’ADF International, su come le leggi sui discorsi d’odio stanno censurando la Chiesa. Sebbene non possiamo definire chiaramente cosa è un discorso che incita all’odio (hate speech), assistiamo sempre più al proliferare di leggi sul discorso criminale che impediscono la libertà di parola: “dopo che è stato accettato che la criminalizzazione del discorso era un modo desiderabile per produrre cittadini migliori, trovare un punto di arresto si è rivelato quasi impossibile e, per chi è al potere, assolutamente indesiderabile… Oggi esistono centinaia di leggi sul discorso criminale in Europa, tali leggi sono inevitabilmente rivolte a persone che non condividono le opinioni dello Stato su determinati argomenti politicamente carichi”. Quanto tempo ci vorrà prima che le Élite al governo decidano che le nostre idee devono cambiare? – si è chiesto Coleman – c’è il rischio di una censura “imposta dallo Stato sotto la minaccia di sanzioni penali – dove l’opposizione all’ortodossia politica e culturale prevalente significa agenti di polizia alla porta? … in realtà, scene del genere stanno diventando sempre più comuni in Europa: i vescovi cattolici sono oggetto di indagini di polizia, i cartoni animati possono essere criminali e dibattiti privati ​​hanno portato a procedimenti giudiziari”. L’Europa ha un problema di libertà di parola. “Nell’ultimo decennio, almeno cinque vescovi cattolici sono stati indagati dalla polizia per aver menzionato l’omosessualità durante omelie o interviste sui giornali. E ha aggiunto: “Il grave pericolo nelle leggi sui discorsi d’odio in Europa non risiede nelle convinzioni riuscite, ma nella cultura della censura che le leggi creano: una cultura in cui la frase “non si può dire che” è un luogo comune, in cui i cittadini non conoscono il confine tra permesso e non consentito, dove tutti sentono di camminare su gusci d’uovo”. La mancanza di tutele legali per la libertà di parola in Europa sta generando una cultura della censura dalla quale difficilmente si potrà tornare indietro. (per approfondire il tema: Europe’s Free Speech Problem: A Cautionary Tale,  https://www.thepublicdiscourse.com/2016/07/17113/).

Infine, il dott. Alessandro Calcagno, Vice-Segretario Generale e consulente giuridico della COMECE, ha presentato gli aggiornamenti sui recenti sviluppi giuridici a livello di Unione Europea.

 

Foto di Peter Zimen / TK KBS