Commissione Famiglia e Vita

“Signore, come possiamo conoscere la via?” (Gv, 14,5). La famiglia in Europa oggi

L’incontro dei vescovi e direttori nazionali

Si è tenuto a Bucarest, dall’8 al 10 maggio, l’incontro dei vescovi e direttori nazionali per la Famiglia e la Vita delle Conferenze episcopali d’Europa, dal titolo: “Signore, come possiamo conoscere la via? (Gv, 14,5). La famiglia in Europa oggi”.

In due giorni di lavori, 40 partecipanti da 22 Paesi hanno fatto una ampia disamina della situazione nelle loro nazioni, discutendo su come diffondere i temi della famiglia e della vita in un contesto di secolarizzazione galoppante e di pratica religiosa in diminuzione, con rare eccezioni. Durante i lavori è stato discusso anche il tema dell’evangelizzazione in un mondo in cui il rapporto personale viene sempre più abbandonato a favore del virtuale e in cui l’intelligenza artificiale assume un ruolo predominante.

I lavori sono iniziati con i saluti dell’arcivescovo di Bucarest Aurel Percă e dell’Incaricato di Affari della Nunziatura Apostolica in Romania, monsignor Germano Penemote.
L’arcivescovo Leo Cushley di Sant’Andrea ed Edimburgo, presidente della Commissione Famiglia e Vita del CCEE, ha sottolineato come “questa conferenza sia una risposta alla richiesta di Papa Francesco di difendere la famiglia, impegnandoci a salvaguardarla dalle pressioni della colonizzazione ideologica”.
L’arcivescovo Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ha auspicato, dal canto suo, che l’incontro “permetta di avere una maggiore connessione tra le Chiese e di aiutare a guarire la Chiesa attraverso le famiglie”. Il presidente del CCEE ha anche ricordato la situazione in Ucraina, sottolineando che in una situazione di guerra si nota l’esperienza delle famiglie che aiutano le famiglie.

La Prima Sessione dei lavori è stata dedicata ad una ampia presentazione de “L’Itinerario Catecumenale per la Vita Matrimoniale”, pubblicato nel 2022 dal Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita. La professoressa Gabriella Gambino, sottosegretaria del Dicastero, ha dettagliato il modo in cui il documento possa essere implementato nelle varie Chiese particolari, cui spetterà poi il compito di inculturarlo, e ha delineato i passi che ogni Chiesa particolare può fare per recepire le indicazioni del documento.
Lo scopo, ha detto, è di “modificare gradualmente l’impostazione della pastorale vocazionale”, considerando anche quella alla vita matrimoniale come una vera e propria vocazione, perché “il matrimonio non è un gioco, ma un passo a due”. Per questo, è anche necessario “rivedere l’impostazione del catechismo dell’iniziazione cristiana”.

La Seconda Sessione dei lavori è partita da una relazione del Cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht. Il Cardinale ha parlato di “Insegnamento cattolico sui valori e sulle norme riguardanti il matrimonio e la sessualità: conservatorismo o visione?”.
Ripercorrendo i grandi temi della teologia del corpo di Giovanni Paolo II, ha anche dato uno sguardo storico ai temi della sessualità e della procreazione e a come questi sono percepiti nel mondo. “Quando le persone sono secolarizzate – ha detto il Cardinale Eijk – non vedono più il matrimonio come qualcosa di istituito da Dio, ma come una istituzione umana”.
La separazione tra sesso e procreazione, avvenuta negli Anni Sessanta del secolo scorso con la diffusione della contraccezione chimica, ha tolto la funzione generativa della generazione, aprendo “anche ai rapporti omosessuali, che non hanno la procreazione come scopo”.
Un’altra difficoltà, ha spiegato il cardinale, è nata già in precedenza con la Rivoluzione Industriale, perché i ritmi di lavoro hanno separato uomini e donne, che “non condividevano più una larga parte della loro vita, ma solo una ristretta parte della loro vita”, e questo rende difficile mantenere il matrimonio.
Il Cardinale ha ricordato che “la Chiesa basa il suo insegnamento sull’etica sessuale sull’essenza del matrimonio, che non è una istituzione umana”, e messo in luce che “il matrimonio è una completa donazione di uomo e donna”.

La Terza Sessione è stata dedicata al lavoro delle Associazioni Famigliari Cattoliche in Europa. La sessione è stata aperta dai saluti di Cornel Bărbut, vicepresidente della Federazione delle Associazioni Famigliari in Europa (FAFCE). La relazione è stata affidata a Nicola Speranza, segretario generale della FAFCE, che ha parlato de “Le maggiori sfide per le famiglie di oggi: dal punto di vista legislativo, a livello europeo e nazionale”.
In particolare, Speranza ha messo in luce sei temi specifici che rappresentano delle vere e proprie sfide, anche a livello legislativo: la questione dell’inverno demografico, completamente trascurata in Europa eppure “tema strategico che permette di scavalcare le barriere ideologiche che vengono dalle ideologie LGBT”; la cosiddetta pandemia della solitudine; la definizione del matrimonio e delle unioni civili; la sfida educativa; il tema della libertà di pensiero; e la questione della difesa della dignità e della riproduzione umana e della vita in ogni sua fase.

La Quarta Sessione dei lavori è stata invece aperta da una relazione del Rev. Juan José Pérez-Soba, professore di Teologia Pastorale presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, che ha affrontato il tema della “Formazione cristiana nel contesto della vita famigliare”.
Il professore Pérez-Soba ha indicato tre principi da cui ripartire: la teologia del corpo di San Giovanni Paolo II, la teologia dell’amore così come proposta da Benedetto XVI nelle sue tre tappe (essere figlio, per diventare sposo ed essere genitore) e infine la conversione pastorale, secondo le novità proposte da Amoris Laetitia di Papa Francesco sulla formazione affettiva e l’accompagnamento.
Ha inoltre suggerito alle conferenze episcopali di stabilire istituti sulla famiglia o promuovere studi, pensare a centri di consulenza familiare che si concepiscano come centri evangelizzatori, e la cura con altri ambiti di pastorale, perché ogni ambito riguarda la famiglia.

Le sessioni di lavoro sono state intervallate da due momenti di lavori di gruppo e dalle relazioni nazionali. Nel contesto europeo, è emerso generalmente che la prima sfida da affrontare è quella di una nuova evangelizzazione, considerando che cala il numero delle persone che partecipano regolarmente alla Messa domenicale, mentre in alcune nazioni i cattolici sono minoranza.
Si è parlato anche della crisi del matrimonio sacramentale nonché delle difficoltà che vivono oggi diverse famiglie in Europa, divise dalle ondate migratorie, oggi accentuatesi con la guerra.
È emersa anche l’esigenza di delineare i temi della famiglia e della vita in maniera positiva, cercando nuovi linguaggi, e sono state anche presentate diverse iniziative introdotte dalle Chiese in Europa a tale scopo.

Concludendo i lavori, l’arcivescovo Cushley ha detto che in questi giorni si è delineato lo scenario di una Chiesa che sembra essere in ritirata, ma che lui non crede sia così, e che anzi “è ancora desiderabile essere cristiani”.
“La Chiesa – ha affermato – può apparire marginalizzata, ma il messaggio continua ad essere rilevante perché il messaggio è Gesù Cristo, ieri, oggi e domani”.